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COVID ed elettrificazione accelerano il calo della produzione di motori a combustione

​​Martin Kahlha analizzato per il magazine Automotive World l'impatto della pandemia e quello del​la transizione verso l'elettrificazione sulla produzione dei motori a combustione nel mondo.

Le fabbriche automobilistiche sono rimaste inattive praticamente ovunque per almeno due mesi, i concessionari d'auto chiusi, oltre 36 milioni di disoccupati negli Stati Uniti e molti altri milioni in tutto il mondo. ​Lo scenario attuale è critico per l'industria automobilistica globale, in particolare per i fornitori di componenti per auto, ma la lenta transizione verso l'elettrificazione, combinata con l'impatto del nuovo coronavirus (COVID-19) dipinge un quadro ancor più critico per i fornitori di motori nel mondo. Inoltre, le case automobilistiche avevano già chiuso il 2019 con la produzione globale di veicoli in calo, prima ancora ​​quindi che il coronavirus colpisse.

Questo rallentamento della domanda ha infatti origini già nel 2018, con un indebolimento dei mercati chiave dell'auto, in particolare di quello cinese. La produzione di motori segue le tendenze di quella dei veicoli e nel 2019 quest'ultima è diminuita di circa il 5% su base annua, attestandosi a quota 88 milioni di unità. Per quanto riguarda i motori, secondo la nuova ricerca di Automotive World, la loro produzione è diminuita del 4,4%, con una produzione di pezzi per veicoli leggeri e pesanti pari a poco meno di 83,2 milioni di unità, rispetto agli 87 milioni dell'anno precedente.​

In Europa, solo tre tra gli impianti di produzione di motori hanno prodotto oltre 1,5 milioni di pezzi nel 2019: PSA Tremery in Francia (1,75 milioni), VW Salzgitter in Germania (1,58 m.) e VW’s Györ, fabbrica ungherese (1,97 m). Altri importanti impianti di produzione di motori, che hanno prodotto almeno 1 milione di unità nel 2019, sono stati: lo stabilimento BMW Steyr, in Austria (1,23 m), due degli stabilimenti motori tedeschi della Daimler, vale a dire Bad Cannstatt, a Stoccarda (1,18 m) e Koelleda (1,14 m), e lo stabilimento Renault di Valladolid in Spagna (1,36 m). Fuori dall'Europa, la Toyota gestisce due impianti "milionari" in Giappone, a Kamigo (1,25 m) e Shimoyama (1,05 m), mentre lo stabilimento Sagara di Suzuki ha assemblato un milione di motori nel 2019. In Nord America, lo stabilimento di FCA Saltillo in Messico ha prodotto 1,09 milioni di motori e l'impianto Honda di Anna, Ohio, negli Stati Uniti, ha costruito 1,08 milioni di motori.

Solo una piccola parte del divario numerico tra la produzione dei veicoli e quella​ dei motori è attualmente attribuibile ai veicoli che non richiedono un motore a combustione, vale a dire i veicoli elettrici a batteria (BEV - Battery electric vehicle). E su questo tema, BloombergNEF (BNEF),​ che analizza le implicazioni finanziarie, economiche e politiche delle tendenze e delle tecnologie "pulite" che trasformano le industrie globali, osserva che prima dell'inizio della crisi del coronavirus, abbiamo avuto dieci anni consecutivi di forte crescita dei veicoli elettrici e ibridi plug-in. Nell'ultima edizione del suo rapporto annuale sui veicoli elettrici, "Long-Term Electric Vehicles Outlook", BNEF rileva infatti che "le vendite di veicoli elettrici per passeggeri sono passate da 450.000 nel 2015 a 2,1 milioni nel 2019".​

Vi erano, tuttavia, segnali pre-COVID di un rallentamento della crescita dei veicoli elettrici. Secondo Berylls Strategy Advisors, infatti, le vendite globali di veicoli elettrici sono cresciute annualmente di oltre il 50% dal 2012 al 2018, ma hanno rallentato fino a crescere solo del 5% su base annua nel 2019.

Qualunque cosa sia accaduta prima del COVID-19, tuttavia, è nulla rispetto all'impatto che la pandemia avrà sulla domanda di veicoli nel 2020 e dopo il 2020. BNEF osserva comunque che i veicoli elettrici si dimostreranno "più resilienti" dei veicoli a combustione di fronte al coronavirus. Nel 2020 prevede che le vendite globali di veicoli elettrici per passeggeri diminuiranno del 18% arrivando a 1,7 milioni di unità. Dato drammatico, ma meno grave del calo del 23% che aspetta il mondo delle automobili con motori a combustione.

Con i principali mercati in stallo da marzo, le vendite di veicoli sono crollate. In Europa, l'ACEA​ registra un calo del 78% nelle vendite di veicoli ad aprile, a seguito di un calo del 52% a marzo. Solo l'industria automobilistica europea impiega 13,8 milioni di persone in 300.000 imprese e l'Unione europea ha indicato che è pronta a sostenere l'industria.

Secondo la tedesca Süddeutsche Zeitung, l'UE sta pianificando un pacchetto di incentivi pari a 100 miliardi di euro a sostegno del settore della mobilità, tra cui 20 miliardi di euro per i veicoli puliti. La decisione di definire "puliti" veicoli come quelli che emettono fino a 140 g di CO2/km - tuttavia - potrebbe essere oggetto di numerosi dibattiti. Si prevedono poi ulteriori 40-60 miliardi di euro destinati agli investimenti in nuove tecnologie di propulsione.

Il COVID-19 metterà comunque a dura prova la capacità del settore auto di affrontare il suo percorso verso l'elettrificazione. Con l'immediata necessità di liquidità, infatti, le case automobilistiche stanno rivalutando attentamente ogni aspetto delle loro strategie e i costosi programmi di elettrificazione potrebbero essere messi da parte in favore della produzione dei motori a combustione che sono meno costosi e più facilmente ammortizzabili con le vendite dei veicoli. Le case automobilistiche in Europa, in particolare, devono riuscire a bilanciare la volontà di immettere sul mercato veicoli elettrici con la necessità di proteggere la liquidità e ritardare le operazioni meno redditizie nell'immediato.

Eventuali ritardi, tuttavia, non potranno che essere - secondo le previsioni - solo a breve termine. Anche se la politica e le normative faticano ad incidere, infatti, i prezzi delle batterie agli ioni di litio stanno diminuendo, rendendo i veicoli elettrici una prospettiva sempre più attraente per i potenziali acquirenti. E l'innovazione nell'elettrificazione è in aumento, Automobilwoche riferisce che nel 2019 le case automobilistiche e i fornitori tedeschi hanno depositato 660 brevetti per veicoli con motori elettrici, il 42% in più rispetto al 2017. Anche la scelta di veicoli elettrici è in aumento e BNEF prevede che sul mercato saranno disponibili 500 modelli di veicoli elettrici entro il 2022. L'impatto del COVID-19 causerà un'influenza significativa nelle vendite di auto per i prossimi anni, ma ci sono anche segni che il coronavirus ha già generato ulteriore interesse per i veicoli elettrici.

Guardando al​ lungo termine, BNEF rileva nel suo rapporto che il 3% delle vendite globali di auto nel 2020 sarà elettrico e il 7% nel 2023; entro il 2040, tale percentuale dovrebbe salire al 58% delle autovetture nuove in tutto il mondo. In questo numero sono inclusi ibridi plug-in, quindi oltre il 42% delle vendite di nuove autovetture nel 2040 utilizzerà ancora un motore a combustione. Ma la strada sembra ormai tracciata. ​